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Alcuni appunti per una storia fgurativa ad Alba e nelle Langhe fra la fne del medioevo e l’inizio dell’età moderna saggi Verso le Bormide e l’irraggiamento cesco (oggi nel duomo), di una lunetta nel della pittura monregalese chiostro dello stesso convento e di un’altra Madonna nella chiesa di San Domenico a Avviata su di una base di partenza aperta- Varazze ; incontriamo poi due montanti 27 mente legata all’area ligure con Rufno d’A- laterali, frammenti sopravvissuti di un po- lessandria e Antonio da Monteregale, la cul- littico opera di uno stretto (e, per quanto si tura fgurativa monregalese conserva fno può vedere, eccellente) seguace di Antonio alla fne del secolo una sua propria identità da Monteregale, nella chiesa di San Biagio che, per quanto modesta e poco permeabile a Perti, sopra Finalborgo ; riconosciamo 28 agli aggiornamenti, deve comunque avere infne un affresco raffgurante Santa Maria una forte presa sui committenti locali e una Maddalena d’inequivocabile carattere mon- capacità di diffusione capillare fra il basso regalese sempre in San Domenico ad Alba Piemonte e la Riviera di Ponente. Non ci che si ricollega al ciclo di affreschi dell’ora- sorprende trovare la ftta presenza di bot- torio di San Michele a Serravalle Langhe . 29 teghe di artisti monregalesi a San Fioren- Questi ultimi offrono un’immagine di gran- zo, a Bastia, a Cigliè, nel Cebano o nell’alta de e facile ricchezza ornamentale, soste- valle del Tanaro con personalità fgurative nuta sia da colori squillanti e piatti, sia da a volte chiaramente identifcabili (Antonio una scrittura pittorica molto corsiva; anche da Monteregale, Segurano Cigna, Giovanni l’assetto della composizione è ancora mol- Mazzucco, «frater Henricus»), a volte anco- to legato al linguaggio di Turino Vanni: ra anonime (Maestro di Bardineto, Maestro Giovanna Galante Garrone ha avvicinato di San Po’, Maestro di San Bernulfo, Mae- questi dipinti al ciclo, datato 1451 e frma- stro di Sant’Agostino a Saliceto, Maestro del to da «frater Henricus», nella chiesa di San polittico di Boston, Maestro di Roccavera- Bernardo a Piozzo e a quelli nella cappella no) . Stupisce trovarli invece attestati, sia di San Nicolao a Farigliano . Sia la capacità 30 24 con opere sia con documenti, in centri ben di penetrare un territorio tanto vasto e di- più grandi e artisticamente evoluti come Sa- ramato per quasi un secolo, attestata dalla vona, Alba, Fossano Albenga o Finalborgo, quantità di opere tuttora conservate, sia la dove non ci si aspetterebbe di trovare molto sopravvivenza di alcuni polittici, purtroppo spazio per la loro ripetitiva riproposizione privi di indicazioni sul luogo d’origine (gli dei modelli costieri di primo Quattrocento scomparti di Antonio da Monteregale, oggi (Turino Vanni e Giovanni da Pisa) . Del a Palazzo Madama, la Madonna con il Bam- 25 resto, come mi ricorda Massimo Bartoletti, bino frmata da «frater Henricus» e nota at- un’équipe di pittori monregalesi arriva, at- traverso una fotografa, 1440-1450; la pala traverso canali che al momento ci sfuggono, di San Sebastiano del Maestro di Sant’A- a inserirsi in uno dei luoghi-chiave del tar- gostino a Saliceto, oggi al Museo di Buda- dogotico italiano, la cappella di Teodolinda pest, 1475 circa; le due ancone dell’Isabella nel duomo di Monza, dove intorno al terzo- Steward Gardner Museum e della Galleria quarto decennio del Quattrocento affresca Sabauda del Maestro del Polittico di Bo- l’arcone d’accesso con l’immagine di San ston, 1480-1485) che comportano l’esistenza Giovanni Battista venerato da Teodolinda e di botteghe stabili e radicate in un contesto dalla sua corte . urbano, dimostrano come queste botteghe 26 L’orizzonte operativo di questi artisti non monregalesi fossero perfettamente organiz- è dunque così ristretto: ci s’imbatte infatti zate e verosimilmente legate fra di loro da in un Lodisio d’Embruno (da Mondovì) a una rete di rapporti corporativi e familiari, Savona negli anni centrali del secolo, forse da immaginare non troppo diversi da quelli da identifcare con l’autore della Madonna delle famiglie dei lapicidi lombardi. Un’at- della Colonna già nella chiesa di San Fran- tività che oggi defniremmo “di laboratorio 20