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Lo sfruttamento dell’energia idraulica a Demonte SAGGI 171 Il «Liber instrumentorum» del comune di Ceva, a no ricordate in documenti del 1344 (ibid., p. 160, nota cura di G. BARELLI, Torino 1936 (BSSS, 147), p. 112, 152), 1350, 1351 (CHIARLONE, I mulini del Piemonte cit., doc. 25 (11 maggio 1357). p. 179), 1356 – Acque, ruote e mulini cit., II, app. XIV, 172 Cartario della certosa di Casotto, a cura di G. BA- p. 321 (9 agosto 1356-3 giugno 1357) – e 1383 – ibid., RELLI, Torino 1957 (BSSS, 179), p. 127, doc. 220 (10 II, app. XIf, p. 312 (3 agosto 1383-12 ottobre 1384). agosto 1237). Si potrebbe addirittura sostenere che la 188 Nel 1495, concedendo in enfiteusi una segheria produzione di mole rivestisse un ruolo strategico sulla Dora, tal Ludovico Vassalli di Vercelli richiese che nell’economia di Ceva dal momento che la donazio- venissero sostituiti i pilastri di legno «substinentes ca- ne citata non può essere considerata un caso estem- siamentum ipsius edificii» con un muro di mattoni su poraneo. L’evidente abbondanza di manufatti spinse cui edificare degli appoggi per il tetto in muratura: Ac- infatti nel 1270 il marchese Nano di Ceva a impe- que, ruote e mulini cit., II, app. I, p. 249 (4 dicembre 1495). gnarsi nel fornire annualmente alla certosa di Chiusa 189 Si veda, per esempio, il caso del «molino del Pesio due pietre da mola (Cfr. B. CARANTI, La certosa Merrino a Pontito», studiato da R. BERRETTI, E. IACO- di Pesio, I, Torino 1900, pp. 96 sgg.). PI, I molini ad acqua di Valleriana, in Tecnica e società 173 Cfr. CHIARLONE, I mulini del Piemonte cit., p. 173. nell’Italia dei secolo XII-XVI cit., pp. 23-35. 174 Cfr. sopra, nota 5. La quasi totalità degli scritti 190 Cfr. sopra, testo corrispondente alla nota 136. fa qualche fugace riferimento al problema del “con- 191 Nel corso del XIV secolo i mulini torinesi fu- tenitore”; ma non viene mai tentata una lettura orga- rono infatti distrutti a più riprese; la situazione tutta- nica della documentazione disponibile per tentare di via non migliorò neppure quando venne deciso, nel ricostruire, seppur a grandi linee, l’evoluzione che 1406, di realizzare una più solida «fortifficacione mo- ebbero gli edifici, nè si è tantomeno cercato di indi- lendinorum» in legno – Acque, ruote e mulini cit, II, viduare un’eventuale tipologia costruttiva caratteri- app. I, p. 236 (29 ottobre 1406), a sostituzione del bal- stica. I brevi ragionamenti che seguono nascono dalla fredum molendinorum – ibid., II, app. VII, p. 288 (2 ot- convinzione che un tale approccio sia viceversa pos- tobre 1335-24 ottobre 1342), la cui difesa fu affidata sibile e si pongono lo scopo di colmare, parzialmente agli stessi mugnai (Cfr. BONARDI, Canali e macchine i- e temporaneamente, qualche lacuna. Le informazioni drauliche cit., p. 115; ALLIAUD, DAL VERME, Le spese di così desunte saranno ovviamente, quando possibile, gestione cit., p. 132). Anche a Cuneo i gestori degli applicate al caso di Demonte che, come dovrebbe impianti erano implicati nella difesa di «omnibus ormai essere chiaro, risulta anche in questo caso pri- tangentibus ad ipsam bealeriam» – Corpus stautorum vo di supporti documentari decisivi. comunis Cunei cit., p. 168, cap. 324, De bealeria Verme- 175 Ibid., p. 179. nagne, collocati in maggioranza all’esterno della cinta 176 Ibid., p. 174. Cfr. anche DE AGOSTINI, op. cit., pp. muraria (cfr. PALMUCCI, Corsi d’acqua e sfruttamento 449 sgg. dell’energia idraulica cit., pp. 91 sgg.), ma non è dato di 177 BONARDI, Canali e macchine idrauliche cit., p. sapere se esistesse una qualche opera di fortificazio- 114, nota 51. ne specificatamente deputata a tale scopo. 178 Nel 1299 si avrebbe infatti notizia di un mulino 192 Cfr., al riguardo, LUSSO, Torri extraurbane a dife- a Vigone realizzato, almeno parzialmente, con mattoni sa di mulini cit., pp. 48-59. e calce (COMBA, Il principe, la città, i mulini cit., p. 85). 193 Cfr. sopra, testo corrispondente alla nota 73. 179 Cfr. ALLIAUD, DAL VERME, Le spese di gestione cit., 194 Si rimanda ai lavori di BONARDI, CHIERICI, passim. PALMUCCI, Territorio e abitazione cit., passim L. DE- 180 BORTOLAMI, op. cit., passim. MATTEIS, Case contadine nelle valli occitane d’Italia, Ivrea 181 Ibid., app., p. 325, doc. 2 (3 gennaio 1274). Le 1983 (Quaderni di cultura alpina, 1); R. MAURINO, La menzioni continuano con una certa frequenza fino al dimora alpina: materiali e tecnologie, in Radiografia di un 1329, quando si ha ancora notizia di impianti realiz- territorio cit., pp. 135-144; E. LUSSO, Prototipi, modelli e zati totalmente de lignamine: ibid., app., p. 328, doc. 4 soluzioni costruttive nell’architettura della media e alta (19 luglio 1329). valle (secoli XV-XVIII), in La valle Maira (valloni di El- 182 Acque, ruote e mulini cit., II, app. XV, p. 323 (13 va, Marmora, Preit, Unerzo, Traversiera), a cura di C. ottobre 1384-12 agosto 1385). BONARDI, Mondovì 2009 (Atlante dell’edilizia monta- 183 CHIARLONE, Iniziativa signorile e incremento del na nelle alte valli cuneesi, 5) pp. 52-59. reddito cit., p. 126. 195 N. GABRIELLI, rappresentazioni sacre e profane nel 184 CHIARLONE, I mulini del Piemonte cit., p. 175. castello di Issogne e la pittura nella Valle d’Aosta alla fine 185 ALLIAUD, DAL VERME, Le spese di gestione cit., p. del Quattrocento, Torino 1959, pp. 42-49. 160, nota 152. 196 Cfr. E. LUSSO, Montosolo nel Duecento. Forma e 186 Ibid., p. 158, nota 148. funzione di un castello fra Torino e Chieri, in Luoghi di 187 La presenza di murature in mattoni o pietre, strada nel Medioevo fra il Po, il mare e le Alpi occidentali, rivolte verso la bealera, in edifici adibiti a mulino so- a cura di G. SERGI, Torino 1996, pp. 103-121. 62