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SAGGI Enrico Lusso lebra l’affitto della segheria comunale (cfr. oltre, nota Cuneo 1959, pp. 811-818; e al più recente J.G. RIVOLIN, 201), il complesso è detto «al presente distrutto»: A- Il pedaggio di Bard ed il commercio delle mole (secoli XIII- SCDemonte, sez. 93, n. 93, Ordinati (1305-1813), f. 59v. XIV), in Mulini da grano cit., pp. 189-214. Per quanto 148 Cfr. sopra, testo corrispondente alla nota 141. riguarda l’individuazione dell’area estrattiva «prope 149 Acque, ruote e mulini cit., II, app. I, p. 236 (22 lu- Sanctum Marcellum» si fa invece riferimento all’ope- glio 1408). ra di M.C. DAVISO DI CHARVENSOD, i pedaggi delle Alpi 150 Cfr. BENEDETTO, Macchine idrauliche e attività ar- occidentali nel medioevo, Torino 1961 (Miscellanea di tigianali cit., p. 178. storia italiana, s. IV, 5), p. 75, nota 56. 151 MARIANO DI IACOPO IL TACCOLA, Liber tertius de 162 Ritengo erroneo il giudizio formulato da RIVO- ingeneis ac edificitiis non usitatis, a cura di J.H. Beck, LIN, op. cit., pp. 192 sgg., che considera gli appellativi Milano 1969, ff. 33v, 34r-v, 35, 44v, 45, 56, 66. boverie e equine riferiti alle clape come indicativi del tipo 152 Il documento del 1325, relativo a un mulino di di trasporto effettuato, per l’appunto, con buoi o caval- Bricherasio, è riportato da CHIARLONE, Iniziativa si- li; se così fosse non si comprenderebbe, a meno di gnorile e incremento del reddito cit., p. 126. pensarle trasportate a mano, l’assenza di un’analoga 153 Dicitura che compare nei conti di Bricherasio specificazione riguardo alla mole grosse. Fermo restan- per il 1328-1329: ibid., p. 128. do il significato di clapa individuato dall’autore e, pri- 154 Si rimanda, per la loro completezza, ai lavori ma di lui, dalla DAVISO DI CHARVENSOD, op. cit., p. 133, di V. MARCHIS, Acque, mulini e lavoro a Torino, in Ac- come macina di piccole dimensioni, sembra più logico que, ruote e mulini cit., II, pp. 54 sgg,; ID., Ruote, mulini supporre che i due succitati appellativi si riferissero a e macchine cit., passim; CHIARLONE, I mulini del Piemon- particolari tipologie di mulini azionati da animali, cui te cit., pp. 170 sgg.; ALLIAUD, DAL VERME, Le spese di le clape erano per l’appunto destinate; il loro formato gestione cit., passim, dai quali è anche desunta la ter- risulterebbe perciò ridotto proprio per evitare lo sfian- minologia adottata nel testo. Per non appesantire la camento delle bestie nella trazione di un meccanismo lettura ed evitare inutili ripetizioni ho pertanto rite- poco maneggevole. nuto opportuno non indicare, termine per termine, la 163 Gli atti del comune di Milano, a cura di C. MANA- bibliografia a cui si fa riferimento. RESI, Milano 1919, p. 457, doc. 389 (20 giugno 1215). Il 155 Cfr. sopra, nota 3. commercio era comunque attivo da parecchio tempo 156 Capitula Demontis cit., p. 90, cap. 24, De molen- e, come si evince da un documento del 1171 – Il «Libro dinario et molendino. rosso» del comune d’Ivrea, a cura di G. ASSANDRIA, Pine- 157 Non bisogna però ingannarsi: numerosa era la rolo 1914 (BSSS, 74), pp. 168-170, doc. 178 (19 settem- ferramenta nei meccanismi, soprattutto cerchi e caviglie bre 1171) –, in origine gestito dal comune eporediense. utilizzate sia per riparazioni sia per irrobustire le parti 164 Cfr. P. GRILLO, Il commercio delle mole nel Pie- più deboli e soggette a usura; sembra anzi che l’albero monte del basso medioevo (inizi XIV-inizi XV secolo), in reggente la mola superiore, chiamato per l’appunto Mulini da grano cit., pp. 215-231. ferrum, fosse interamente realizzato in lega ferrosa 165 Cfr. ALLIAUD, DAL VERME, Le spese di gestione (CHIARLONE, I mulini del Piemonte cit., p. 173), mentre le cit., p. 156. stesse mole erano spesso irrobustite da un «circulus 166 Per le località di Roccasparvera, Vinadio e Ber- qui est circa molam»: Corpus stautorum comunis Cunei sezio, si rimanda al lavoro di R. COMBA, Per una storia cit., p. 207, cap. 400, De molinariis et colzolis. Tuttavia economica del Piemonte medievale. Strade e mercati dell’a- solo nel 1408-1409 cominciarono ad apparire le prime rea sud-occidentale, Torino 1986 (BSS, 191), pp. 39-60. sollole in bronzo e i primi pagnoni in ferro, la cui diffu- Per Demonte si fa viceversa riferimento al Codex De- sione fu piuttosto lenta: Acque, ruote e mulini cit., II, montis cit., pp. 32-36 (7 e 12 settembre 1373). app. XI, p. 304 (23 dicembre 1409). 167 COMBA, Per una storia economica cit., p. 21. 158 Cfr. G. ALLIAUD, Molitura e ambiente in una re- 168 Ibid., p. 85. gione povera di corsi d’acqua: Caluso e dintorni all’inizio 169 Non deve comunque stupire che, in mancanza del XIV secolo, in Mulini da grano cit., pp. 54 sgg. di mercati vicini, si ricorresse all’acquisto di macine 159 Nonostante la periodica martellatura cui le anche in località piuttosto lontane. È per esempio no- sottoponevano i mugnai allo scopo di mantenere le to che negli anni 1385-1390 si rifornivano alle cave di scanalature per lo scorrimento della farina verso i Lanzo mugnai provenienti da Chieri e da Loranzè bordi, le macine risultano essere uno, tra i tanti ele- (GRILLO, op. cit., p. 226); mentre per gli anni 1391- menti che facevano parte del corredo tecnologico di 1400 si ha notizia di tre mole acquistaste, sempre nel- un mulino, dei più soggetti a usura. la stessa località, per i mulini natanti di Moncalieri (i- 160 ARIANO, op. cit., p. 114. bid., p. 226), i cui esercenti si rifornivano di preferen- 161 Si rimanda al lavoro di R. ORDANO, Il commercio za nella zona di Coazze e Giaveno [Cfr. BENEDETTO, vercellese delle macine della Valle d’Aosta, in la Valle d’Ao- Mulini natanti cit., p. 79]. sta, Atti del convegno (Aosta, 9-11 settembre 1956), II, 170 Cfr. DAVISO DI CHARVENSOD, op. cit., p. 318-319. 61