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Lo sfruttamento dell’energia idraulica a Demonte SAGGI metteva però al riparo, come è stato dimo- cuneesi e, come ricorda la quattrocentesca 50 strato per il caso di Druento , da eventuali Cronica attribuita a Giovanni Francesco Re- 42 brusche variazioni di redditività. In effetti baccini, realizzarono un ambiente in cui «A- verso la metà del secolo, raggiunta la stabili- que etiam limpidissime fluebant […] tam ad tà dopo un periodo di incertezza politica co- usum hominum e animalium quam ad irri- inciso con i ripetuti tentativi cuneesi di inge- ganda prata et molendina» . Nei territori 51 renza nella valle , è probabile che la situa- pedemontani numerose e imponenti furono 43 zione mutasse favorevolmente per marche- infatti le opere di canalizzazione promosse si, come denuncerebbe il documento, datato nel corso del XIII secolo da enti religiosi, si- 1250, con cui la popolazione rinnovava loro gnorie e comuni; oltre al complesso dei cana- la fedeltà e in cui si menziona non più il fo- li cuneesi ricordato dal cronista e attestato in drum, ma «redditus et proventus quos habet numerosi capitoli degli statuti trecenteschi , 52 dictus marchio de Saluciis in Demonte», tra anche vaste aree del Pinerolese , del Saluz- 53 i quali erano annoverati anche i mulini . zese (grazie soprattutto al contributo dei mo- 44 In secondo luogo i Saluzzo dovettero ritene- naci di Staffarda) e del Monregalese as- 55 54 re controproducente, nel lungo periodo, gra- sunsero un nuovo assetto idrografico. vare di pesanti oneri la comunità. Una simi- Al riguardo è possibile ritenere che sin dai le scelta avrebbe potuto provocare, oltre che primi interventi si manifestasse la necessità risentimenti in popolazioni, quelle alpine, di distinguere funzionalmente tra rogge ir- storicamente dotate di ampia autonomia , rigue, per prati e campi, e canali per la pro- 45 ripercussioni negative su un’economia in duzione di energia meccanica destinata alle piena espansione e potenzialmente molto attività artigianali e molitorie; ma anche se produttiva. Come rileva Rinaldo Comba, era essa non fu avvertita, l’invalsa pratica di questo infatti un «momento di colonizzazio- concedere il libero uso delle acque canaliz- ne della montagna favorito forse dall’incre- zate ai privati – i quali, è evidente, per un 56 mento demografico e da una fase di riscal- certo periodo derivarono indiscriminatamen- damento climatico» . Nello specifico caso di te canali per irrigare i propri terreni – finì 46 Demonte, sebbene ciò non dovesse verosi- per mettere in luce problemi di incompatibi- milmente rappresentare una priorità per i lità tra i differenti usi. Com’è noto, le opere marchesi, dal momento che il riordino inse- di canalizzazione risultavano essere la condi- diativo conosciuto dal borgo negli anni tren- tio sine qua non per l’esercizio di tutte le atti- ta-quaranta del secolo si direbbe antagonista vità in cui la forza motrice fosse l’acqua; dal- rispetto alle prerogative da loro godute nel- la loro corretta realizzazione e gestione, che l’area, un’eccessiva tassazione avrebbe sen- si traduceva nella capacità di garantire un z’altro potuto rallentarlo quando non bloc- flusso costante, dipendeva perciò in larga carlo del tutto. La crescita della popolazione misura la resa funzionale degli impianti . 57 piemontese, fenomeno iniziato all’alba del XII Le autorità che controllavano l’aquagium ne secolo e giunto alla sua massima espansio- erano senz’altro consapevoli: già nel 1291, 47 ne verso gli anni sessanta del secolo successi- per esempio, il marchese di Saluzzo, conce- vo , ebbe infatti come principale conseguen- dendo un «molendium et battanderium» al 48 za un riassetto insediativo cui seguì un po- monastero di Santa Maria di Revello, non tenziamento della rete idrica che, reso ne- solo si preoccupava che il canale di alimen- cessario per la messa a coltura di ingenti e- tazione avesse sufficiente portata («cum a- stensioni di incolto e boschi “arroncati” , quis et aquarum decursibus necessariis»), 49 facilitò l’installazione delle macchine. ma concesse anche facoltà alle monache, in Gli interventi condotti a termine in questo caso di impedimenti, di «dicta opera et labo- periodo contribuirono in maniera determi- reria sive edificia tollere vel tolle facere et ea nante a modificare la facies delle campagne fonditus facere demoliri» . 58 36
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