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saggi Blythe Alice Raviola frutto le «tre bellissime vigne sopra la mon- gere l’elenco dei luoghi citati nel dispositivo tagna», costruendo un mulino utile all’irri- per constatare l’intrico signorile che ancora gazione. Divenne quindi erede della pro- riguardava la zona: Gorzegno, Millesimo, prietà, «ove v’è un bellissimo castello», la Balestrino, Bossolasco erano dei del Car- fglia di Giovenale, Violante, che la riportò retto; il marchesato di Ceva, governato dai in dote a Valerio Saluzzo della Manta, go- Pallavicino, vantava ancora una sua fsiono- vernatore dell’antico marchesato di Saluzzo mia riconoscibile; Mioglia, Cairo, Rocchetta e membro di una nobiltà di provincia ormai di Cairo e Montenotte appartenevano agli addomesticata e assai funzionale al control- Scarampi; Spigno e dintorni gravitavano su lo di larghe fette del Cuneese . Genova; Vinchio, Belvedere (oggi Belveglio) 28 Resta il fatto che, sul fnire del secolo XVII, e Mombercelli erano spaccati tra famiglie l’ancor denso tessuto signorile generava imperiali, sabaude e gonzaghesche . Sul 31 situazioni di confitto destinate a esplode- quadro disarticolato si sovrapponeva la geo- re nei decenni successivi. Se il luogo della grafa altrettanto variegata e imprecisa delle Morra sembrava sottostare volentieri alle diocesi: feudi imperiali e pontifci come Cor- disposizioni ducali, il marchese di Verduno tanze, Castagnole di Monferrato, Montafa e i suoi uomini boicottavano il lavoro nelle e Tigliole ricadevano sotto quella di Asti, campagne dei sudditi sabaudi «con coglier mentre all’episcopato di Alba afferivano va- la foglia de’ moroni, et [come riferivano i rie realtà imperiali come Bossolasco, Cengio, sindaci] con altri atti che non ardiamo più Carcare, Cairo, Gorzegno, Millesimo, Mal- dirgli» . L’azione di disturbo ai confni tra lare, Montezemolo, la Morra e Novello . Le 29 32 un paese e l’altro era sistematica, espres- diocesi di Albenga, Mondovì e Saluzzo si sione della tensione profonda che investiva proiettavano sull’area incorporando o lam- le varie sfere di appartenenza degli uomi- bendo altre terre imperiali fra cui Zuccarello, ni di antico regime . Nelle Langhe essa si soggetto al vescovo ligure, o Altare, dipen- 30 tingeva di una decisa sfumatura politica: si dente dal presule monregalese. Si sosteneva, trattava di uno scontro giurisdizionale per- in maniera non del tutto infondata, che «il manente tra attori di peso diverso ma tutti vicariato imperiale concesso alla Real Casa ugualmente implicati nei rapporti di fedel- di Savoia habbi havuto origine da che li arci- tà e dipendenza dall’impero. Il Monferrato vescovi e vescovi pretendessero anticamente era un feudo imperiale che ne conteneva di non voler riconoscere li reali antecessori»; altri, il duca di Savoia godeva del vicariato per questo, nel 1365, l’imperatore Carlo IV imperiale ma non riusciva a esercitarlo né avrebbe concesso il titolo di vicario ad Ame- sul possedimento gonzaghesco né sui feudi deo VII, fornendo alla dinastia il grimaldello langaroli; questi ultimi, intanto, restavano per poi rivendicare le aree imperiali del Pie- indipendenti ma periodicamente osteggiati monte. Sul punto torneremo in breve. nelle loro consuetudini dal Piemonte, dalla Una nota carta dei feudi imperiali datata repubblica di Genova e dall’alta diplomazia. 1735 mostra numerosi punti rossi coinci- 33 denti con un toponimo e una serie di mac- chie gialle che corrispondono alle terre ce- Il nodo dei feudi imperiali dute dall’impero al re di Sardegna Carlo Emanuele III in occasione degli accordi pre- Dopo decenni di trattative in crescendo e liminari alla pace di Vienna, siglata poi nel in virtù della nuova alleanza antifrancese, 1738 . L’autore della mappa, anonimo ma 34 con il diploma 8 febbraio 1690 l’imperatore ben documentato, illustra l’Alessandrino Leopoldo I assegnò a Vittorio Amedeo II la e l’alto Monferrato servendosi del Tanaro maggior parte dei feudi imperiali sparsi fra come elemento orografco di demarcazio- Langhe e Monferrato. Ma è suffciente leg- ne ed evidenzia le ultime acquisizioni del 35
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