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RECENSIONI provenienza genovese e della canapa di trice Del Bo, I Falletti di Alba e il loro itinerario produzione subalpina, che furono alla base politico nel crepuscolo angioino (pp. 197-207), della nascita e dello sviluppo di comunità che riprende e amplia un suo precedente di mercanti albesi nei principali porti liguri, scritto (Un itinerario signorile nel crepuscolo in non poche città della costa francese e fi- angioino: I Falletti di Alba, in Gli Angiò nel- nanche a Tunisi e Caffa. l’Italia nord-occidentale (1259-1382), Atti del A Paolo Grillo, Il comune di Alba fra XII e convegno, Alba, 2-3 settembre 2005, a cura XIII secolo: istituzioni e società (pp. 121-153) di R. Comba, Milano 2006, pp. 313-330). si deve un’impegnativa ricostruzione delle Dedicato invece a temi artistici è il saggio origini, dello sviluppo e della crisi delle i- di Giovanni Donato, Il cielo dipinto. Il cosmo stituzioni comunali cittadine, che arricchi- cavalleresco nei soffitti di età angioina del pa- sce e puntualizza criticamente alcuni aspet- lazzo Serralunga (pp. 209-252). Come speci- ti del potente affresco tracciato da Renato fica il titolo, l’attenzione è qui focalizzata Fresia in «Comune civitatis Albe». Afferma- sui solai lignei dipinti di uno dei palazzi zione, espansione territoriale e declino di una li- più rilevanti di Alba, sia per strutture con- bera città medievale (XII-XIII secolo), Cuneo- servate sia per stratificazioni di fasi edilizie Alba 2002. bassomedievali e rinascimentali. Collocati Patrizia Merati, Un libro per la città: il Rige- al primo e al secondo piano del palazzo, i stum comunis Albe (pp. 155-165), analizza soffitti si direbbero riferibili a una cronolo- le dinamiche di costruzione e implementa- gia prossima all’anno 1335 indicato in una zione della raccolta di documenti comunali lapide posta nell’ingresso e assegnabili alla più nota, a partire dall’avvio della stesura committenza della famiglia Falletti. I dipin- nel 1215. ti attingono a un vasto campionario icono- Riccardo Rao, in Alba nella prima metà del grafico, evidentemente debitore dei romans, Trecento: società e istituzioni durante la seconda che, come riassume l’autore, spaziano tra dominazione angioina (pp. 167-196), offre in- «ricchissimi bestiari, una copiosa antologia vece uno spaccato documentato e convin- araldica, figure allegoriche, scene di com- cente della società albese al tempo della battimenti reali e fantastici, nel miglior os- dedizione a Carlo II di Angiò, dettagliando sequio alla stagione del medioevo cortese e le ragioni politiche ed economiche che con- cavalleresco». Non mancano raffigurazioni dussero la città a rientrare nell’orbita pro- di tornei, scene di caccia, giochi di scacchi, venzale, la sua partecipazione, attraverso incontri amorosi, scene galanti, normal- l’acquisizione di cariche funzionariali – in mente composte a coppie, intervallate da verità, meno evidente rispetto al tempo di uno stemma, le quali compongono un uni- Carlo I – al governo del variegato “stato” cum che trova la propria profonda ragione, angioino, le dinamiche che, in relazione a- a mio giudizio, in un ovvio uso pubblico di gli interessi finanziari e fiscali degli Angiò, questi spazi, come ho avuto modo di dimo- si istituirono a livello urbano e territoriale, strare in altra sede a proposito del cosid- condizionate dall’emergere di alcune fami- detto palazzo Valfrè di Chieri. glie (i Falletti, i de Brayda, i Rapa, i Cerrati, Completano l’opera Appendici a partire da per citarne alcune) che, in breve, monopo- Giuseppe Vernazza, a cura di Beatrice Del Bo lizzarono il governo della città e lo sfrutta- (pp. 387-461) e l’Indice dei nomi di persona e mento economico dei beni già comunali. di luogo (pp. 465-493). Da leggere, evidentemente senza perdere di vista il contributo di Rao, è il saggio di Bea- ENRICO LUSSO 104