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SAGGI Aldo A. Settia ne. Sono scomparsi – concludeva – senza la- sciare traccia di sé quando le popolazioni rurali tornarono ad abitare sui fondi che col- tivavano», e il lettore veniva rimandato ai documenti contenuti nel Codice diplomatico lombardo di Porro Lambertenghi : troviamo 11 qui, espressa in nuce, l’intera dinamica del- l’insediamento rurale nell’alto medioevo. Il Salvioli non ignorava gli studi sul popo- lamento sviluppatisi nel corso del secolo precedente in Germania, compresi i primi accenni di Wüstungsforschung, ma nonostan- Fig. 2. Il sito abbandonato di Monfalcone presso Che- rasco nella miniatura di G. De Grassi e collaboratori, te la corretta visione del problema, egli non nel Codex Astensis, 1380-1385 (Archivio Storico del ebbe la forza – nota Giovanni Tabacco – di Comune di Asti) «fornire nuove direzioni alla medievistica italiana» sia per la mancata sistematicità del- Tra i non molti contributi specifici recati dai le sue ricerche sia per essersi limitato a un geografi (lasciando qui da parte le discussioni «accozzo di immagini» «un po’ facili» e pri- svoltesi all’interno della loro disciplina) meri- ve della necessaria coerenza . ta di essere ricordata la prolusione di Aldo 12 Fosse colpa del Salvioli o della crisi politica Sestini sulle «fasi regressive nello sviluppo e morale seguita in Italia alla prima guerra del paesaggio antropogeografico» pronuncia- mondiale, nella prima metà del secolo XX ta a Firenze nel 1947 e volta innanzitutto a l’interesse per i problemi dell’insediamento fornire un quadro globale del problema in e- umano fu affare riservato quasi esclusiva- poca moderna e contemporanea; egli poneva mente ai geografi; a ragione dunque riven- l’accento sulla decadenza delle città, in senso dicarono la preminenza nel gruppo interdi- geografico e non storico, teneva a precisare, sciplinare per la ricerca sulle sedi abbando- poiché di questo si occupa appunto la storia. nate costituitosi a Genova nel 1970: in Italia La decadenza poteva essere attribuita al de- – essi scrivevano – «gli storici, tranne rare clino demografico, economico o edilizio men- eccezioni, sono finora rimasti sordi e questi tre nelle campagne agivano fattori fisici co- problemi» e gli archeologi «solo raramente me alluvioni, frane, cicloni, terremoti, eru- hanno rivolto il loro interesse all’archeologia zioni vulcaniche, insabbiamenti, erosione ma- delle sedi rurali» . rina e variazioni climatiche; l’intervento u- 13 Fra le «rare eccezioni» andrà posto il lavoro mano influiva invece attraverso malaria, e- di Vincenzo Epifanio che all’XI congresso pidemie, guerre e spostamenti di attività, geografico italiano tenuto a Napoli nel 1930, tutti fenomeni di fronte ai quali – conclude- si servì dei registri angioini (in quel tempo va – «il geografo può apportare solo un con- ancora integri) per segnalare numerosi ab- tributo parziale» . 15 bandoni di centri abitati, provvisori e defini- Elio Migliorini ritornando nel 1951 sull’ar- tivi, avvenuti specialmente lungo le coste gomento tentava di sostituire al punto di vi- del regno meridionale durante il secolo XIV, sta sincronico dei geografi quello diacronico da lui attribuiti soprattutto a fatti bellici e al degli storici proponendo di estendere all’Ita- «disordine politico e sociale» che caratteriz- lia gli studi sulle Wüstungen che tanto svilup- zò il regno di Roberto d’Angiò nella prima po avevano avuto in Germania con ricorso metà del secolo e non, come voleva un radi- alle fonti scritte, all’archeologia e alla foto- cato pregiudizio, ai Saraceni del periodo grafia aerea; si tratta infatti di studi molto prenormanno oppure alle più tarde incur- complessi – concludeva a sua volta – che i sioni dei pirati barbareschi . geografi non possono affrontare da soli . 16 14 9
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